Nell’edizione italiana in copertina la Earhart è nell’abitacolo di uno Stearman Hammond Y, un bitrave di coda nato dal concorso patrocinato nel ’34 dal Bureau of Air Commerce per un aereo sicuro ed economico (sui 700 $). Indirettamente l’aviatrice americana compare anche in Peanuts, quando Piperita Patty e Marcie prendono il via con un… ehmmm… Sopwith Camel… in quello che la stampa avevano soprannominato Derby Piumino da Cipria: la Earhart era stata una delle protagoniste della prima edizione del ’29.
Esuberante e terribilmente curiosa, Amelia Earhart trascorre i primi anni del Novecento incerta sul futuro. Lavora, conforta i reduci della Grande Guerra e frequenta corsi a ispirazione: da quello di fotografia a quelli di medicina e di fisica all’Università, da quello di mimo (che le sarà utile nel lavoro di assistente sociale) a quello ovviamente di volo. Non erano anni facili per essere aviatore, tra immaturità dei materiali e linee di binari come unico riferimento in navigazione, figuriamoci per essere aviatrice. Earhart ce la fa, felice, sorridente e divertita – il titolo originale è The fun of it – e poi esplode col primo volo transatlantico di una donna, anche se solo da passeggera: era già brevettata, ma non aveva punto esperienza di volo strumentale. Comincia da qui il suo ingresso nell’aviazione, senza preclusioni, su tutto l’orizzonte. Promuove le ancora esitanti linee commerciali, soprattutto per trovare il modo per rendere familiare un mezzo completamente nuovo, visto con diffidenza, prima con la Transcontinental Air Transport e poi con il coinvolgimento personale nella New York – Philadelphia – Washington Airway. Questo intento didattico-rassicurante attraversa sia l’intera autobiografia, completata nel 1932, al ritorno dall’Atlantico in solitaria, che la rubrica su Cosmopolitan, un angolo della posta che non mancava di incoraggiare a seguire la passione per il volo. Un elemento estremamente interessante è che Amelia si dedicò con particolare impegno all’ala rotante – quella fruibile all’inizio degli anni Trenta, certo – pilotando per gli Stati Uniti un Pitcairn PCA-2. Oggi il settore degli autogiro riguarda solo gli ultraleggeri, ma il velivolo aveva la fusoliera di un aereo dalle dimensioni di uno Stearman, mosso da un Wright a 9 cilindri da 330 cavalli; come configurazione era ancora piuttosto freak, tanto da venire impiegato soprattutto come mezzo pubblicitario (quello della Earhart era sponsorizzato da un Marchio di burro di noccioline, cicche da masticare e altre sane delicatezze USA). L’autobiografia ripercorre infine a ritroso la storia di pioniere ed aeronaute – quelle del più leggero dell’aria – ma sempre con un occhio attento all’abbigliamento. Certe tipe come Pancho Barnes (quella dell’Happy Bottom Riding Club frequentato da Yaeger e gli altri con la stoffa giusta) o Phoebe Omlie, recordwoman d’altitudine e consigliera del Presidente; da Elinor Smith, che scatenò un bel po’ di casino passando sotto i ponti di New York ad un buon numero di wingwalker, paracadutiste, collaudatrici ed istruttrici, senza dimenticare quelle che dietro le quinte permisero all’aeronautica di svilupparsi in tutta la sua grandezza.
Amelia Earhart (traduzione di Michela Pezzarini), FELICE DI VOLARE, Elliot, Roma 2015 – Euro 17,50
Enrico Azzini per AVIODADA