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LA FIONDA DI DAVID – 1948: nascita ed esordio dell’Aviazione Militare Israeliana – Francesco Greco

Posted in aeronautica israeliana, aeroporto roma urbe, avia s 199, B-17, beechcraft bonanza, C-46 commando, guerra dei sei giorni, IAF, ibn editore, Kheil HaAVir with tags , , on 26 luglio 2012 by ruotenelvento

Come nasce l’Aeronautica Militare più efficiente del mondo? Ce lo spiega Francesco Greco con un dettagliato volume che copre i primi due anni dell’aviazione israeliana, quelli della Guerra d’Indipendenza e dei suoi prodromi, tra il ’47 e il ’49. Se la storia della clandestinità aeronautica è ricca di episodi romanzeschi, da Galland che pilota della nascente Luftwaffe mi passeggia per le Puglie alle attività di Air America in Vietnam, la stessa sopravvivenza di Israele è dovuta ad una serie di rocambolesche avventure per procurare armi e, soprattutto, per farle giungere in una Nazione sotto embargo. Con motivazioni, morale e aggressività costantemente superiori a quelli degli avversari, la Heil Ha’Avir fu capace di ribaltare una sensibile inferiorità numerica e di acquisire quell’esperienza che fu determinante negli anni successivi e culminò con il successo assoluto della Guerra dei Sei Giorni. Nata con delle fragili unità territoriali dotate di vecchi biplani polacchi e di monoplani da osservazione inglesi, l’Aeronautica Israeliana crebbe fino a schierare aerei da caccia e quadrimotori da bombardamento mentre si sviluppavano quelle tattiche operative e quella rete logistica indispensabili per la guerra contemporanea. La crescita avvenne a tutti i livelli, senza trascurare la componente cargo che si rivelerà insostituibile per trasportare armi e caccia smontati nelle stive e quella meno clamorosa che con i vecchi apparecchi delle 3 unità territoriali continuerà incessantemente a rifornire i distaccamenti più isolati evacuando al ritorno il personale ferito.

Siamo in un periodo che se si fosse cristallizzato negli schieramenti avrebbe riempito i Centri Sociali di stelle di Davide piuttosto che di kefiah, mentre probabilmente molti di quelli che frequentavano la Scuola delle Frattocchie sarebbe andati a lavorare in un kibbutz nel Negev. L’Unione Sovietica aveva a cuore la causa sionista molto più degli USA, rigorosi ad applicare l’embargo. Così tutto proveniva o passava per i Paesi d’oltre cortina, con la Cecoslovacchia in primo piano ad offrire caccia – prima gli Avia e poi gli Spitfire Mk.IX – parti di ricambio e manutenzione. Anche la Jugoslavia fece la sua parte, consentendo ai caccia provenienti dalla Cecoslovacchia di rifornirsi prima dell’ultimo grande balzo – 2250 km da percorrere con un aereo che durante la 2. Guerra Mondiale aveva un’autonomia massima, con serbatoi ausiliari, attorno ai 1600! – verso gli aeroporti israeliani.

Fondamentale anche il ruolo dell’Italia, tanto che la prossima volta che girerò a Castiglione del Lago penserò a un C-46 che si attacca ai freni per rimanere in una pista un pò cortina per i Commando, figuriamoci per i Constellation che sarebbero dovuti arrivare da Panama. Un ruolo contraddittorio, che da una parte permetteva a Roma di essere uno dei punti nevralgici dell’addestramento dei piloti israeliani e dall’altra vendeva aerei all’Egitto e alla Siria, con conseguenze tragiche come i numerosi attentati e sabotaggi che danneggiarono sia gli Ebrei che gli Arabi.

E’ interessante notare come nel complesso i mezzi coinvolti furono quantitativamente irrisori. Se la Heil Ha’Avir poteva contare su poche decine di velivoli da combattimento “puri”, peggio stavano le forze terrestri con una sola Brigata Corazzata forte di 2 (due) Cromwell – rubati ai britannici – e qualche vecchio Hotckiss francese. Da un punto di vista più tecnico tra i ratei di operatività stupiscono quelli – diametralmente opposti – dei B-17 e degli Avia S-199. I quadrimotori, macchine impiegate su rotte brevi ma non certo di primo pelo, furono dei muli instancabili, mentre i caccia nati in Cecoslovacchia ibridando i Bf. 109 G con lo Jumo degli He.111 erano un vero incubo che alla stretta carreggiata del Messerschmitt univa un’elica dalla coppia esagerata. Ma quella era la roba disponibile, e anche gli Egiziani e i Siriani con i Macchi 205 e i Fiat G.55 non fecero un affare molto migliore.

LA FIONDA DI DAVID – 1948: nascita ed esordio dell’Aviazione Militare Israeliana – Francesco Greco – pp. 240 – EURO 25,00

Enrico Azzini per AVIODADA